Ciao Gian,
La notizia della tua scomparsa arriva in un momento particolare, a pochi mesi dalla perdita di mio nonno e in un periodo di difficoltà con la salute di un’altra nonna. Si avverte davvero il momento della vita in cui i ruoli cambiano, in cui diventiamo adulti veri e propri.
Scrivendo a Max, ho riflettuto su questo cambiamento, il passaggio dal momento in cui tu rappresentavi il pilastro su cui costruire il nostro futuro sportivo al momento in cui, ora, siamo noi a essere quella piattaforma. In qualche modo, il grande lavoro che hai svolto diventa un’eredità per noi, e la domanda “sarò capace di fare tanto quanto hai fatto tu?” diventa quasi assordante.
Dopo notizie così, cerchiamo conforto in foto, immagini e ricordi che possano rendere viva, anche solo per un istante, la memoria di chi ci ha lasciato. Ho dovuto riaprire pagine di un passato estremamente importante e formativo per me, e nel farlo, mi sono reso conto di quanto la frenesia della mia vita quotidiana mi abbia fatto dimenticare l’importanza di quei momenti.
Parliamo oggi di eventi trascorsi più di 20 anni fa, metà della mia vita. Ogni immagine, ogni sorriso, ogni giornata è un ricordo ancora vivido. Dopo una lunga ricerca, ho trovato la foto che cercavo. Inizialmente legata alla vittoria ottenuta da me, Matteo, Nicole e Elisa ad un campionato regionale, ora invece rappresenta il successo nel suo insieme. Dietro di noi c’è una persona che si preoccupa di abbracciare quei quattro ragazzi provenienti da un piccolo paese. È un allenatore che ha pianificato tutto, che ha visto quel momento anni prima che gli atleti lo immaginassero.
Questa foto mi racconta la visione che hai avuto, il percorso che hai creato e camminato. Mi ha ricordato il motivo per cui ho preso molte decisioni nella mia vita. È la prova finale di quanto grande sia stato l’insegnamento che mi hai dato, dentro e fuori la pista. Un insegnamento che ha il potenziale di influenzare qualsiasi ambito della vita.
Se dovessi riassumere in punti quello che da te ho imparato, sarebbero principalmente 3:
1. Il buono si nasconde nel piccolo.
Credere nel piccolo, nel buono che si nasconde nelle cose piccole. Credere nella realtà attorno a noi, nella comunità umana. La mia vita sportiva si è sviluppata in un contesto estremamente sereno, con la facilità di raggiungere la pista camminando qualche centinaio di metri. Ora, nella mia squadra, accolgo atleti da tre continenti diversi, ma voglio che vivano lo stesso percorso che io vivevo quando attraversavo la piazza della chiesa e arrivavo alla nostra piccola pista. Che siano sereni nel fare quello che devono fare.
2. Il piccolo genera talento.
Il secondo punto è che il piccolo genera talento. Ricordo il periodo di costruzione della pista e il giorno in cui mi hai detto di essere il primo a correre su di essa. Quelle parole risuonano ancora in me ogni volta che salgo su quella pista, anche se oggi la superficie é differente. Il tempo davvero passa, Gian! Quel momento ha generato in me una passione che hai trasmesso a tutti noi dell’Atletica Strambino. Un processo che ha continuato a crescere, generando talenti sportivi e campioni nazionali. Sempre da Strambino, sempre dalla provincia, sempre dal piccolo.
3. Sognare e non avere paura, azzardare con coraggio.
Il terzo punto è sognare e non avere paura, azzardare con coraggio. Hai creato una squadra capace di lottare e vincere contro squadre più attrezzate, provenienti dalle grandi città. Noi dovevamo spiegare indicando sulla cartina da dove venivamo. Hai insegnato a me e agli altri atleti di quel magico gruppo il valore e la certezza che tutto è possibile con lavoro e confidenza.
Ora, mentre prepariamo i mondiali indoor di Glasgow e le Olimpiadi di Parigi, il processo motivazionale è lo stesso che si è attivato durante gli anni dell’Atletica Strambino. Non cambia nulla. Sto cercando di trasmettere ai ragazzi l’importanza di azzardare, di non avere paura dell’ignoto, proprio come hai fatto tu. Il tuo approccio come tecnico è stato illuminante.
A livello sociale, hai fatto un capolavoro. La potenza di ciò che hai generato si riverbera ancora oggi. Il tuo grande operato vive nei successi di Edoardo, Giorgio, Federico e tutti i tecnici della famiglia dell’Atletica Strambino. I legami formati più di venti anni fa sono così forti che stanno passando a generazioni nuove, preparandosi a essere i futuri pilastri di cui parlavamo in principio.
Torno a casa pochi giorni all’anno, e incontrarti in pista per un saluto è sempre stato un momento speciale. Anche se gli anni sono passati, non passa un giorno in cui, alle cinque del pomeriggio, non senta la necessità di dire “vado in pista”. Se oggi sono qui a dirigere una squadra internazionale di atletica leggera, preparando le Olimpiadi, non posso dire grazie ad altre persone se non a te.
Ti dedico tutto questo e quello che verrà.
Con immensa stima,
Alessandro