
Un incontro formativo sulla complessità educativa
Venerdi 16 maggio 2025, presso la Sala Consiliare Unità d’Italia del Comune di Strambino, si è svolto un incontro dedicato al rapporto tra scuola, sport e sviluppo personale degli adolescenti. Alessandro – ex atleta strambinese, oggi allenatore con esperienza internazionale e futuro psicologo – ha offerto un’analisi lucida sulle sfide educative contemporanee. Il suo intervento, diretto e privo di retorica, ha portato al centro del dibattito la questione dell’autonomia gestionale del tempo, evidenziando come questa competenza sia strettamente correlata alla consapevolezza emotiva e alla qualità delle relazioni educative.

Il tempo come espressione del sé
Uno dei passaggi centrali è stato dedicato alla difficoltà, oggi diffusa tra i giovani, di gestire efficacemente il proprio tempo. Non si tratta soltanto di pianificare attività o rispettare scadenze, ma di saper attribuire senso alle azioni quotidiane. Alessandro ha sottolineato come l’incapacità di dare un nome alle emozioni comporti un disorientamento anche nella dimensione temporale: il tempo diventa qualcosa da subire, non da organizzare. Da qui la necessità, in fase evolutiva, di fornire strumenti emotivi e cognitivi per orientarsi in modo proattivo nella giornata.
Famiglia, scuola e sport: un sistema interdipendente
L’intervento ha poi proposto una lettura sistemica del percorso formativo dell’adolescente. Famiglia, scuola e attività sportive non possono più essere considerate come ambiti separati, ma come componenti interdipendenti di un unico sistema educativo. In particolare, l’allenatore – o il formatore sportivo – è stato identificato come figura centrale nella costruzione dell’equilibrio psico-fisico dell’individuo.
Alessandro ha insistito sul fatto che il tempo trascorso con i coach o i docenti è paragonabile, in termini di impatto formativo, a quello trascorso in famiglia. Questo implica un’assunzione di responsabilità condivisa e una necessaria coerenza valoriale tra le tre sfere.
Quando tali mondi comunicano, si creano condizioni favorevoli allo sviluppo.
Il gruppo dei pari come elemento strutturale
Un passaggio rilevante è stato riservato al gruppo dei pari, che in adolescenza assume una centralità crescente. Studi in ambito psicosociale mostrano come la percezione di accettazione da parte del gruppo influisca direttamente sull’autostima e sulla propensione al rischio. La pressione sociale può generare comportamenti disfunzionali, talvolta estremi, come già osservato in fenomeni digitali come la Blue Whale.
La dinamica di appartenenza al gruppo, ha spiegato Alessandro, rappresenta un fattore di influenza superiore rispetto a quello esercitato da adulti di riferimento nella tappa adolescenziale. Ignorare questo dato significa rinunciare a comprendere una componente essenziale dello sviluppo in questa delicata fase.
Il ruolo attivo del genitore: supporto, non controllo
Nel corso dell’incontro è stata analizzata anche la funzione educativa della famiglia, soprattutto in relazione alle attività extrascolastiche. Il “lavoro invisibile” di madri e padri – spesso ridotto a un semplice ruolo logistico – è stato rivalutato come componente chiave nella costruzione dell’identità.
Secondo Alessandro, il supporto genitoriale efficace non si manifesta nell’interferenza diretta, bensì nella capacità di offrire una presenza costante, affidabile e non intrusiva. L’invito rivolto ai genitori presenti è stato chiaro: non assistete passivamente, ma nemmeno prendete il posto dell’allenatore o dell’insegnante. Sostenete il percorso, offrite tempo e disponibilità, ma lasciate che sia il giovane a costruire competenze relazionali e decisionali.

Reti digitali e disagio emotivo
L’intervento ha toccato anche il rapporto fra adolescenti e tecnologie digitali, con particolare attenzione al meccanismo dello scroll compulsivo. La continua esposizione a contenuti sociali genera un’iperstimolazione emotiva, spesso priva di elaborazione. Questo porta a una percezione frammentata di sé e delle proprie capacità, alimentando stati d’ansia e senso di inadeguatezza.
Alessandro ha evidenziato come la fruizione digitale non mediata agisca in modo simile a una forma di dipendenza: il gesto ripetitivo dell’aggiornamento continuo diventa un riflesso condizionato, più che una scelta consapevole. Contrastare questa dinamica richiede interventi educativi specifici e l’integrazione di pratiche di decompressione cognitiva, come il sonno regolare, l’attività fisica all’aria aperta e la scrittura manuale.
Una questione di scelte
n chiusura, un ringraziamento speciale è stato rivolto agli studenti-atleti presenti, Damiano e Riccardo, che hanno scelto di partecipare all’incontro. “Avete messo davanti questo a tutto il resto”, gli ha detto Alessandro, riconoscendo nel loro gesto un esempio di coraggio e consapevolezza. Ma senza giudicare chi ha fatto scelte diverse. Perché, come ha ricordato, “chi è senza peccato scagli la prima pietra” ed è più che normale che giovani di quell’età non vogliano scarificare un venerdì sera.
L’obiettivo non è l’adesione a un modello ideale, ma la costruzione di una struttura personale che consenta al ragazzo di muoversi con coerenza tra i diversi ambiti della propria vita.
Conclusione
Il valore dell’incontro non è stato nella sua eccezionalità, ma nella capacità di restituire con chiarezza un concetto spesso sottovalutato: educare non è sommare stimoli, ma integrare funzioni. Famiglia, scuola, sport e gruppo dei pari non sono ambiti alternativi, ma voci di un unico sistema. Solo riconoscendo e coordinando questi elementi è possibile sviluppare una cultura del tempo che sia al servizio della crescita.
Il Futuro è brillante,
Scirocco TF
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